Cari concittadini,
è già passato un anno dal quel venerdì 21 febbraio in cui ci siamo trovati, nostro malgrado, protagonisti per lo scoppio della pandemia da Covid19.
Somaglia, uno dei 10 paesi della zona rossa, la prima zona rossa, che ha subito l’isolamento dal resto d’Italia, oggetto dell’attenzione mediatica di tutto il mondo.
Non dimenticheremo il suono delle sirene, le code davanti alle attività commerciali essenziali, le mascherine e i guanti diventati parti complementari del nostro abbigliamento, le camminate alla scoperta del nostro territorio per evadere dai muri delle nostre case.
Tanti sono stati gli stati d’animo che abbiamo provato, dal dolore per la scomparsa delle persone care e di amici, allo sgomento per la situazione di incertezza e confusione che abbiamo vissuto, alla tristezza e all’abbattimento per le limitazioni subite alla nostra vita quotidiana, con la mancanza di relazioni sociali. Abbiamo però voluto sostenerci a vicenda, dicendoci che “andrà tutto bene”. Tutti abbiamo dovuto modificare il nostro stile di vita, dai piccoli fino ai più anziani.
Ogni attività, dal lavoro allo studio, ogni azione quotidiana, ha subito un cambiamento notevole, impensabile fino ad un anno fa.
La pandemia nella nostra comunità ha registrato due fasi. Ad oggi si sono registrati 222 casi di positività con 21 decessi.
Durante la prima fase da febbraio a giugno si sono registrati, fortunatamente, pochi contagi e 8 decessi, rispetto ai dati del Lodigiano e della Lombardia.
Dopo l’estate, con la riapertura di diverse attività quotidiane, dalla scuola all’attività sportiva, abbiamo avuto anche nella nostra comunità due ondate importanti di contagio, la seconda delle quali ha investito la nostra Casa di Riposo, aumentando le persone positive al Covid e purtroppo i decessi.
Tuttavia la nostra comunità, seppur ferita, ha cercato di andare avanti con forza, coraggio e grande generosità.
Sono testimonianza alcune iniziative avviate nel 2020, come la ristrutturazione dell’Oratorio, i progetti dell’amministrazione comunale, la volontà di alcune aziende del territorio di ampliare l’attività, la resistenza degli esercenti alle continue aperture e chiusure, la dignità con cui noi cittadini abbiamo risposto alle imposizioni per la sicurezza sanitaria, al grande lavoro dei medici.
Credo che il segnale più positivo per la nostra comunità, siano state le nascite di 36 bambini nell’anno del Covid, segno di continuità e speranza verso il futuro.
Certo che non è ancora finita, dovremo subire altre restrizioni per la sicurezza di ognuno di noi, in attesa della vaccinazione di massa, ponendo una grande speranza nella scienza e in chi governa il nostro Stato! Credo sia ancora presto per capire cosa questa pandemia cambierà definitivamente nella nostra vita, ma sicuramente il 21 febbraio sarà ricordato come l’inizio di un tragico evento che resterà nella storia, a cui, noi Somagliesi e gli abitanti della prima zona rossa, abbiamo saputo rispondere con la nostra concretezza e grande responsabilità.
Angelo Caperdoni, sindaco