La strada bianca si dirama dalla Bassa che unisce Somaglia a Casalpusterlengo, serpeggiando poi fra infiniti campi di granoturco: la cascina San Giovanni in Vida, oggi di proprietà del signor Ponginibbi, sorge alla fine dello sterrato, orlata da pioppi e roveri secolari, proprio all’incrocio fra antichi sentieri campestri; questi conducevano, verso nord, all’altra cascina di San Giovanni, nota come San Giovanni in Strada o San Giovannino e, in direzione sud, alla Sforza e a San Marco, fino alla Provinciale per Codogno.
Sebbene non si conoscano dati storici precisi né sull’origine del nome né sulla nascita della struttura, essa deve essere piuttosto antica se nel 1886, secondo l’Agnelli, vi abitavano cinquanta persone e già nel 1890 venne sottoposta a restauro, come indica una mattonella murata nella parete esterna di una delle stalle, sulla quale è riportata la scritta “A(nno) D(omini) 1890”: il grande arco d’ingresso, ingentilito da rampicanti fioriti, è ancora sormontato da tre nicchie: un tempo, due di esse erano dipinte con immagini di Santi, dei quali uno era proprio San Giovanni, mentre la terza ospitava una statua della Vergine, oggi purtroppo non più visibili.
Varcato il portone, si apre l’ampio scorcio dell’aia chiusa, di forma quadrangolare, secondo la tipologia classica delle cascine lodigiane: sul cortile, pavimentato con splendide mattonelle di cotto fiorentino bordato da una cornice di mattoni, si affacciano la casa padronale, le case dei contadini, le stalle, che conservano tuttora il paramento in cotto, e nell’angolo di sud-est, il forno per il pane. Sempre sul lato orientale, una porta immette in un secondo cortile porticato, più piccolo, che divide le stalle, occupate da bovini e capre, ed è rivestito da ciottoli lisci e regolari: in passato questo spazio ospitava anche la concimaia, successivamente smantellata; nella cascina venivano tenuti e allevati anche cavalli e polli: di quest’ultima attività rimangono le vecchie strutture da pollaio dove erano deposte le uova.
Il tratto più sorprendente della cascina è di certo la presenza, sul retro della casa padronale, di una rarissima “nevara”: la ghiacciaia, di probabile realizzazione ottocentesca, profonda circa cinque metri e oggi chiusa, è coperta da una cupoletta emisferica in mattoni, il cui perimetro è scandito da piccoli contrafforti.