
Per chi va da Somaglia a Casalpusterlengo percorrendo la ‘bassa’, il principale punto di riferimento è rappresentato, subito dopo le prime curve, dalla leggera altura dove sorge la cascina San Luca: questa, per la sua stessa posizione, per le strutture e per il paesaggio che la circonda, costituisce certamente uno degli scorci più suggestivi della campagna somagliese.
Essa, infatti, occupa l’ultima propaggine delle collinette argillose definite ‘coste’ – della Chiesa, Coste Fagioli e Coste Fornaci – che si allungano da San Martino Pizzolano verso Casale.
Le vicende storiche di San Luca, sono, tuttavia, in gran parte sconosciute: in alcune mappe della fine del Settecento, la cascina non viene neppure segnalata.
La prima informazione certa sembra venire da un contratto di affitto, redatto fra il 1820 ed il 1825, in cui la famiglia Cavazzi concede la cascina stessa, con le sue case e le terre, ad una non meglio nota famiglia Anelli – o Agnelli: è dunque possibile che essa sia stata costruita proprio nel trentennio a cavallo fra Settecento ed Ottocento.
I nomi dei successivi abitanti, come, del resto, i passaggi di proprietà, non sono ricostruibili: a partire dagli anni Ottanta la cascina è stata però acquisita dalla famiglia Caccialanza, cui appartiene tuttora e dalla quale sono state gentilmente fornite le notizie qui riportate.
La cascina è formata da un numero relativamente ridotto di edifici: la casa padronale, sovrasta dalla torretta, sulla cui facciata è ancora visibile l’affresco che raffigura il santo protettore del luogo, rappresentato con tunica verde e mantello rosso; le stalle, il fienile e la casa dei lavoranti, a due piani.
Gli ampi spazi dell’aia e del giardino si aprono davanti e dietro la casa padronale: questa ha mantenuto quasi del tutto intatto il suo aspetto originario, con, al piano terra, la cucina e la sala, entrambe con grande camino, l’ambiente di disimpegno dove si trova ancora il forno a legna, e, al piano superiore, quattro camere da letto, di cui due con camino, il sottotetto e la scala a pioli che, da qui, conduce alla torre.
Appena entrati, l’impressione di aver compiuto un salto nel passato è rafforzata dal fatto che sono stati conservati intatti i pavimenti, il soffitto con le travi a vista e persino le porte.
L’ampio passo carraio, che, in origine, doveva mettere in comunicazione aia e giardino è stato invece chiuso, come anche il fienile contiguo alla casa, dove ora si trova un’altra ampia sala.
Le stalle sono state, a loro volta, rimesse a nuovo e presentano un prospetto lineare ed essenziale in mattoni a vista.
Il fascino di San Luca è indescrivibile.
Esso risiede non solo nella particolare organizzazione del complesso, uno spazio compatto, quasi intimo, dominato dalla facciata, severa eppure signorile, della casa padronale, bensì anche nella corona di alberi che ombreggia l’aia, nel tappeto di edera che orna il giardino e, soprattutto, nel silenzio frusciante che abita e rinfresca tutta la sommità della collina.